Parliamo dei firmacopie. Ma, questa volta, chi vi dirà la sua non sarà un agente, un editore o un autore blasonato. Sarò io, che quando mi definisco Miss Nessuno, non lo faccio certo per richiamare Odisseo. Intanto, cos’è un firmacopie? Dipende da chi siete voi. Se siete famosi, è l’evento con cui persone che hanno la vostra opera si presentano in un dato giorno e ora per farvi autografare la o le copie in loro possesso. Se siete sconosciuti è l’evento in cui, in un dato giorno e ora, sarete in libreria a proporre ai clienti il vostro romanzo, cercando di convincerli a darvi fiducia e, se riuscite a farglielo acquistare, lo autograferete. Quindi, a seguire, tutta la verità – nuda e cruda – sui firmacopie. Continuate a leggere cliccando su continue reading.
Vale la pena farli? In questo caso, la mia risposta è “dipende”.
Io suggerisco sempre di mettersi alla prova e farne un po’, per prendere le misure, prima di giudicare questa strategia promozionale. Tentarle tutte è l’unico modo per capire i propri punti forti e deboli come autore.
Come tutte le scelte, quando si decide di fare un firmacopie, bisogna affrontare vantaggi e svantaggi.
Gli autori sono tanti e le librerie che hanno un bacino di utenti adeguato a sostenere un firmacopie vantaggioso sono poche. Quindi non è detto che troverete spazio in negozi vicino a voi.
Se dovrete andare fuori città, ci sarà da sostenere il costo del biglietto del treno o della benzina, dell’eventuale pernotto e dei pasti. Se non potete garantire disponibilità con largo anticipo, perché avete genitori anziani, bambini piccoli o lavorate su turni, sarà difficile organizzarsi per cogliere qualche promozione su treni e alberghi. Toglietevi dalla testa che la trasferta ve la paghi l’editore. Vi diranno tutti che il vero editore lo fa, che è suo dovere di imprenditore, ma non succede mai a meno che non siate tra gli autori che vendono così tanto da non averne bisogno. Allora, però, avrete il rimborso spese. Nessuna critica implicita: il mondo va così, piaccia o meno. Non amo i venditori di fumo né i rosiconi.
A chi serve davvero il firmacopie? Serve all’editore per far circolare i libri e all’autore per farsi conoscere, ma l’autore non ci guadagna, anzi, in molti casi ci perde.
Vi spiego.
Quando viene organizzato un firmacopie, il libraio ordina una certa quantità di testi dell’autore in questione. Che l’autore ne venda quattro o quaranta poco cambia: prima che il negoziante faccia il reso passerà del tempo, di solito un paio di mesi. Quindi qualche copia resterà tra gli scaffali o in magazzino, e magari darà luogo ad alcuni acquisti spontanei e occasionali, che sono il sogno degli editori e dei piccoli autori. Perché non basta avere un distributore, per essere in libreria. Se non siete tra i pochi che pubblicano con grandi case editrici, che la vostra abbia un distributore significa solo che ci arriva più facilmente. Magari qualche copia del vostro libro farà capolino, ma gli spazi delle librerie hanno un costo che il vostro editore non può probabilmente sostenere. Altrimenti, non sareste qui a leggere questo post.
Durante le ore di firmacopie, di fatto sarete dei promoter. Può piacervi o no, riuscirvi bene o meno. Sappiate, però, che la gente non vi vedrà come lo scrittore che li avvicina per presentarsi, ma come la signora che in farmacia propone in prova un nuovo lassativo. Serve pelo sullo stomaco, entusiasmo, cortesia e aggressività, ma anche coerenza tra aspetto, approccio e tipo di testo che proponete. Un romanzo storico intimista e un thriller ambientato negli USA attirano lettori diversi e richiedono differenti accortezze, così come fantasy e biografie hanno un target differente. Ci sono librerie in cui dovrete spacchettare i vostri libri mentre i commessi stampano la locandina (che comunque non serve a nulla), perché vi calcolano talmente poco che si sono dimenticati della vostra presenza. Altre in cui i librai fidelizzano i clienti, li conoscono, li indirizzano, interagiscono con voi e con il potenziali acquirenti e spesso sono persone così gentili ed empatiche che rivederli è una festa (Stefano, Costanza, Alberto… parlo di voi <3 ) Dovete conoscere e poi decidere quali librerie valga la pena raggiungere. A volte sono soldi ben investiti, al di là del ritorno in termini di vendite.
L’autore ha – come vantaggio- la possibilità di intercettare nuovi lettori che magari acquisteranno anche le sue future pubblicazioni. Questo suo impegno diretto aiuta la circolazione delle copie, ma è difficile che non lo mandi , per l’ennesima volta, in perdita. Se riuscite a fare un firmacopie nella vostra città, qualsiasi sia il numero di copie vendute, guadagnerete le vostre royalties pulite. Ma se dovete fare una trasferta, per coprirvi le spese con le royalties non vi basterà trasformarvi in J.K. Rowling: dovrete proprio diventare Harry Potter in persona, bacchetta magica inclusa.
Facciamoci i conti.
Dovete andare da Roma a Milano, quindi avete speso 70-100€ di biglietto A/R. Vi portate il panino e il termos di caffè per poter tornare a qualsiasi ora e non passare al ristorante (oppure avete chi vi ospita): no vitto, no alloggio. Per coprire le spese, se prendete le royalties al 7% su ogni copia, dovrete venderne più di cento. Auguri.
Consiglio: fatene pochi ma buoni. Estendetevi a macchia d’olio solo quando avete fidelizzato una libreria. Ottimizzate risorse ed energie, magari prendetevi un po’ più di tempo tra un’uscita e l’altra (anche se l’editore non è d’accordo) altrimenti il rischio è che dopo tre anni vi passi la voglia di scrivere. Se le risorse sono poche, lavorate sul territorio il più possibile e fate trasferte solo per località dove sapete che c’è un rapporto reale tra libraio e clienti, ancora meglio se c’è anche affinità tra il vostro testo e la zona in cui vi recate.
Io preferisco organizzare eventi. So come evitare di spendere per le location, se decido io la data posso ottimizzare il costo dei trasporti, se vendo le mie copie guadagno di più: vado sicuramente in pari, spesso in guadagno. Chiaramente il tutto si svolge fuori dalle librerie, tra associazioni culturali, sedi istituzionali, centri ricreativi eccetera. Non tutti però si trovano bene con questa tecnica o sono in grado di organizzare e poi tenere in piedi un evento che non sia tedioso o caotico.
Qualche firmacopie lo faccio, ogni tanto. Vanno mediamente male. Per rompere il ghiaccio con le persone, di solito dono un segnalibro – sono diventata molto brava a realizzarli ed esistono siti che permettono di stamparli in grandi quantità a prezzo contenuto – e, motivando quel mio piccolo omaggio, spiego cosa sto facendo in libreria. Se finisco i segnalibri, fermo i clienti e propongo una presentazione lampo e “face-to-face”. Mi preparo sempre due o tre possibili sinossi del romanzo, di trenta secondi ciascuna, diverse per contenuto e punti di forza, da usare a quel punto in base all’interlocutore. Faticoso? Bestialmente. Mi capite se dico che, qualora la situazione non migliori, cambio hobby e mi do alla danza, che sicuramente è più salutare (tranne che per chi balla con me!)?
Come dico sempre, ogni libro ha il suo editore, il suo contratto, il suo approccio. E la sua promozione. Basta non farsi illusioni e conoscere se stessi. Provare tutto senza pregiudizi, cercare di imparare il più possibile, non svendersi né vendersi. Per qualcuno il firmacopie è occasione di vendere decine e decine di libri in poche ore e di fidelizzare lettori che mai avrebbero saputo della sua esistenza, qualcun altro preferirebbe farsi strappare le unghie con le tenaglie ma cinque-dieci copie le vende, qualche altro ancora rifiuta a priori. E voi, chi siete?