una vita da…

Lo so, siete tutti preparati, avete studiato musica fin da bambini, siete cresciuti in famiglie con una cultura musicale e quello che vi rivelerò è una macchia indelebile sulla mia già scarsa credibilità. Il punto è che non sarà un capolavoro di quelli che durano secoli, ma “Una vita da mediano” sembra la mia storia, parola per parola.
Una vita da mediano/da chi segna sempre poco/che il pallone devi darlo/a chi finalizza il gioco
Almeno in questo periodo, mi sento come un mediano spompato. Corro qui e là per risolvere problemi che dipendono da me in minima parte, ce la metto tutta per concludere qualcosa di concreto e soddisfacente e… nulla! Così avrei bisogno di sedermi un po’ in panchina. Oppure di fare un gol. Che a volte tanto basta.

p.s. scandalizzatevi pure, ma tanto lo so che la strofa l’avete canticchiata.

A cosa serve leggere – contro gli analfabeti funzionali e i leoni da tastiera

leggere v.tr. [sogg-v-arg] v.tr. [sogg-v-arg] 1 Riconoscere e interpretare i segni della scrittura con i quali è composto un testo Ed è sull’interpretare che si casca male, ormai. Nei tempi dei social, in cui sono richiesti  testi  sempre più brevi e semplificati, nei quali tutto deve essere riassunto da un’immagine con due righe di testo stampigliate su di essa, chi non è abituato alla lettura come piacere o esercita un lavoro che non la comprende tra le attività, può dimenticare come si fa. Ossia, decodifica i segni ma non ne comprende il significato, fermandosi all’interpretazione delle prime righe, spesso filtrate dall’esperienza vissuta personalmente dieci minuti prima, senza saper né astrarre né contestualizzare.
Perché vi dico questo?
Qualche giorno fa, nella mia terra, in provincia di Latina, è accaduta una tragedia.
E vedere come sia stata interpretata dai commentatori social è stato l’ennesima prova che il detto use it or lose it vale davvero per l’uso della materia grigia. Continue reading

promessa di primavera

Alle 17:28 finirà l’autunno e inizierà l’inverno, che per me è già una promessa di primavera. Il mio 2017 era iniziato in maniera normale, verso la sua metà si è complicato e da fine estate ha preso una piega complessa e pericolosa.
Come sempre, quando soffia il vento di bufera, si riscopre e si apprezza la forza autentica delle proprie radici. E le mie godono di una salute inaspettata, sebbene molti rami siano secchi.  Dalla fine di agosto, la parola ricorrente per me è stata “delusione”, seguita da “preoccupazione”. Ma, di contro, c’è “determinazione”.  Bisogna assumersi la responsabilità del giardiniere: potare, anche quando fa male, sterpi e seccume. Assimilare profondamente il nutrimento che viene dalla propria terra e puntare i rami sani verso il cielo che, da domani, giorno dopo giorno accumulerà qualche secondo di luce in più. La mia vigilia, il mio San Silvestro, li ho celebrati questa mattina, subito prima dell’alba, con il ghiaccio che scriccchiolava sotto le scarpe e una striscia nitidissima tra il rosa e il giallo pallido, a est.
 Il Circeo e i monti Lepini erano di un azzurro profondo, cobalto come il mare. Attendo il ritorno della luce come una creatura selvatica nel parco.