scrivere un romanzo storico-consiglio 1

Le espressioni figurate non sono neutre, gli aggettivi possono raccontare più di quel che dicono e, se lo fanno, deve essere corretto.
I significati ulteriori di ogni parola possono rendere colorito il romanzo che stiamo scrivendo, ma anche farci cadere in anacronismi. 
Si va dagli errori più grossolani a quelli più sottili, da cui quasi nessuno è immune.

Un po’ di esempi: C’era elettricità tra di loro o Sentì l’adrenalina salire sono frasi oggi usate correntemente.
Peccato che io le abbia lette in riferimento a personaggi greci e romani che non conoscevano né l’energia elettrica né la chimica ormonale. Errori facilmente evitabili in questo caso: basta rifletterci un po’.
Difficile è schivare gli errori più fini.

Le montagne intorno all’Urbe erano bianche di neve come un abito da sposa. Una frase simile fu scritta da un autore famosissimo, parlando però dell’antica Roma. Dove le spose vestivano di giallo.

E io? Be’, non sono certo senza peccato. In un mio libro ho definito romantico un bandito del VII secolo a.C., che avrei invece dovuto etichettare come sentimentale, visto che il primo aggettivo è connotato dal punto di vista cronologico e filosofico. L’editor di turno non lo notò, io me ne accorsi mesi dopo la stampa, non ho i diritti del libro e non posso correggere. 

Ma l’esperienza insegna. Durante la stesura di Costanza Sicanie Regina mi sono trovata a riflettere a lungo e poi fare ricerche prima di scrivere questa frase: 

… il suo sangue era per metà tedesco, il cuore che lo riscaldava era profondamente legato a quelle terre…

Se non mi fossi soffermata sulla frase, il verbo di cui sangue è complemento oggetto non sarebbe stato riscaldare ma pompare o un sinonimo dello stesso. Oggi sappiamo qual è la funzione del battito cardiaco. Ma in passato? Dopo una ricerca nemmeno troppo lunga,  ho scovato un compendio di storia della cardiologia opera di Marco Botoni. E ho scoperto che, ancora all’epoca di Federico II, la teoria più attendibile sulla circolazione sanguigna – accettata anche dall’arabo Avicenna e risalente a Galeno – era che fossero le vene a muovere il sangue, il fegato la produrlo e il cuore a scaldarlo. Liscio!