Questo mese la rilettura è stata più faticosa, probabilmente perché proprio la mia quotidianità in questo periodo lo è. Immaginatevi un’alternanza continua di chiamate per colloqui di lavoro “urgentissimi”, per i quali non si può aspettare, che comportano di riprogrammare la propria vita all’istante la propria agenda, fra trasferte da un lato all’altro delle Capitale, paure, speranze, telefonate, bus e treni. Che poi sarei una segretaria-impiegata, non un cardiochirurgo che, sì, se non corre sono guai. Queste continue telefonate sono delle vere e proprie scudisciate di adrenalina per me, che mi lasciano sfatta e stanca a livello mentale. Aggiungete un’abbondante manciata di solitudine nell’affrontare un quotidiano pieno di responsabilità e imprevisti, ed eccomi qui: lessa. Per cui ho scelto una lettura frizzante, anche se linguisticamente impegnativa come il Decameron. E adesso vi racconto la mia esperienza.
Vi posso dire che il Decameron è scorrevole?
No.
È chiaro che l’italiano di Boccaccio sia veramente diverso dal nostro: il periodare è lungo, ricchissimo di subordinate spesso introdotte da termini desueti. Ci vuole un po’ di concentrazione per seguire il discorso e le trame.
Vi posso dire che il Decameron è divertente?
Sì, sì e mille volte sì.
Sembra di vedere davanti agli occhi coloratissime miniature di dame, cavalieri, frati e bestie, di castelli e città, paesaggi bucolici e mercati affollati, principi e briganti, pellegrini e avventurieri. Il Decameron ti porta in un mondo che la peste avrà pur messo in ginocchio, ma che è certo di rialzarsi. Magari con un motto di spirito o un’alzata di ingegno. È un mondo che rivede l’alba, che ha speranza.
Vi posso dire che il Decameron è… boccaccesco?
Onestamente, sarà segno dei tempi, ma tra i bambini delle scuole elementari girano barzellette molto più spinte. Chiaramente nel 1353 scrivere di una fanciulla che si stende su un vecchio frate o di una cortigiana delusa che accoglie tra le coltri un gentile mercante vittima di un furto era qualcosa di assolutamente scandaloso. Roba che Christian Grey fatti da parte.
E, aperta parentesi, Mr Gray fa ridere a prescindere. Ossia, fa piangere, ma questo sarebbe un altro discorso che magari affronterò in un post tutto dedicato alle sfumature di marrone che contaminano le letture.
Tornando a noi, mi piace lasciare una citazione che dovremmo ricordare un po’ tutto, noi cinici moderni che abbiamo l’asticella della sconcezza abbastanza starata.
… ne motteggiarono, di vedere uno uno, così antico d’anni e di senno, innamorato; quasi credessero questa passione piacevolissima d’amore solamente nelle sciocche anime de’ giovani e non in altra parte capere e dimorare.
In questi tempi di plastica, in cui si aggiungono giorni alla vita ma sull’aggiungere vita ai giorni si sta ancora lavorando, sarebbe bene ricordarcelo. Che invecchiare non sarà piacevole, ma l’alternativa è di certo ancor meno allettante!
La potenza redentrice dell’amore è un motivo che si ritrova in tutta l’opera del Boccaccio e non ha età. l'”Etterna luce di Venere” illumina le lunghe notti d’amore. L’ Amore ha sempre qualcosa di divino, è rigeneratore. E vince la morte. La commedia del Boccaccio è un omaggio all’umanità . Boccaccio si abbandona alla felicità di chi può dimostrare gratitudine altrui e liberamente donare.La dedica, da riservare a tutte le donne, perchè vittime del “peccato della Fortuna”, è un altro suo dono. La donna va assolta perchè è il risultato della particolare soggezione sociale e familiare in cui si trova e della noia e della malinconia di vecchi ragionamenti…