Alle 17:28 finirà l’autunno e inizierà l’inverno, che per me è già una promessa di primavera. Il mio 2017 era iniziato in maniera normale, verso la sua metà si è complicato e da fine estate ha preso una piega complessa e pericolosa.
Come sempre, quando soffia il vento di bufera, si riscopre e si apprezza la forza autentica delle proprie radici. E le mie godono di una salute inaspettata, sebbene molti rami siano secchi. Dalla fine di agosto, la parola ricorrente per me è stata “delusione”, seguita da “preoccupazione”. Ma, di contro, c’è “determinazione”. Bisogna assumersi la responsabilità del giardiniere: potare, anche quando fa male, sterpi e seccume. Assimilare profondamente il nutrimento che viene dalla propria terra e puntare i rami sani verso il cielo che, da domani, giorno dopo giorno accumulerà qualche secondo di luce in più. La mia vigilia, il mio San Silvestro, li ho celebrati questa mattina, subito prima dell’alba, con il ghiaccio che scriccchiolava sotto le scarpe e una striscia nitidissima tra il rosa e il giallo pallido, a est.
Il Circeo e i monti Lepini erano di un azzurro profondo, cobalto come il mare. Attendo il ritorno della luce come una creatura selvatica nel parco.