Per chi ama la lettura e l’universo di storie e sottostorie che gravitano intorno a essa, Più libri più liberi è l’evento di dicembre. Vuoi perché cade a pochi giorni dal Natale, quando la caccia al regalo è aperta, vuoi perché si tiene a Roma e qui tutte le strade portano, l’appuntamento è imperdibile e l’occasione ghiotta. Per la prima volta dopo anni, non sono stata ospite allo stand dell’editore. Ho girato, fatto acquisiti e, soprattutto, ho incontrato o rincontrato dal vivo persone con cui interagisco ogni giorno. Sono tornata a casa con lo zaino pieno, il sorriso grande e qualche riflessione che voglio condividere con voi. Continuate a leggere cliccando su “continue reading” qui sotto.
È stata una fiera produttiva? Per me, sì. Forse più di quelle degli anni passati, in cui trascorrevo 10 ore allo stand, di giovedì, riuscendo a vendere qualche copia dei miei libri. Intendiamoci, è fondamentale che un autore si promuova. Ormai lo sanno anche i sassi. E io lo faccio. Tuttavia la fiera è sì un posto dove si acquistano e si vendono beni, ma in questo caso si tratta di beni dalla natura particolare. I libri non sono semplici oggetti e PLPL non è la versione “dal vivo” di un qualsiasi store online. È una vetrina ma anche un punto di incontro, di scambio, di confronto. In questa maniera, non si tratta solo di vendere più copie possibile ma di scambiare esperienze, creare sinergie, di confortarsi e ricaricarsi di quell’energia che solo l’incontro faccia a faccia genera. Quindi sono tornata dalla fiera più ricca. Ho avuto il piacere di incontrare finalmente dal vivo Monica Maratta, autrice dall’entusiasmo travolgente, rivedere il mio collega di scritti e crapule Marco Vozzolo , la mia amica e blogger Francesca Giovannetti, il disegnatore Alessio Zanon; ho conosciuto finalmente il mitico Fabio Dessole, anima di Arpeggio Libero, editore ambito per la serietà e lo slancio che mette nel suo lavoro. Ho acquistato anche un ebook in fiera, proprio al suo stand. Per me, che sono una lettrice forte – dai 2 ai 4 libri al mese – si tratta di un’esperienza importante, significativa, che mi auguro diventi imprescindibile negli anni a venire. Quindi, il mio consiglio è: se siete invitati allo stand della vostra casa editrice, è giusto essere presenti, aiutando a vendere le copie del vostro romanzo. Ma ritagliatevi un paio d’ore per seguire gli eventi e salutare gli amici. Un caffè preso con un collega vale più di dieci copie vendute, umanamente e professionalmente. Perché i libri sono beni che si vendono, sì, ma non sono pizza bianca e mortazza. Sono pezzi di anima che passano di mano in mano. La vena creativa, se non la si cura con il contatto umano, inaridisce. E anche la professionalità, lasciata a se stessa, si screpola di fronte alla propria immagine nello specchio.