Letture & Riletture 2018 – gennaio

Ho deciso di ritagliarmi lungo tutto il 2018, anno che si prospetta cruciale, uno spazio per la rilettura di grandi classici. Perché il tempo dedicato ai libri sia il più possibile costruttivo e di qualità.
Per un caso fortuito e felice, in gennaio mi sono trovata travolta da due libri bellissimi e diversi tra loro, simili per età.
Ed è stato esaltante leggerli su due supporti, invece, del tutto diversi.

“Delitto e castigo”
è stata una rilettura programmata, tant’è che pur avendo il cartaceo ho usato una versione digitale per non perdere tempo andando “in paese” a recuperare la mia vecchia copia; le Lettere Aperte di Mazzini sono un regalo che mi è giunto a sorpresa, rendendomi felicissima. Io adoro ricevere libri. Figuriamoci se si tratta di un testo così importante, in  vecchia edizione, con le pagine morbide e profumate di nocciola e tabacco.

Non sono certo libri che si possono recensire – sarebbe un po’ come pretendere di insegnare medicina a un chirurgo… qualcuno ogni tanto pensa di poterlo fare, non certo io!  – ma mi fa piacere raccontare l’esperienza di lettura e rilettura, come incontro e un ballo danzato in differita, come qualcosa di mentale e fisico a un tempo. 

Avevo letto Delitto e castigo una quindicina di anni fa. Riscoprirlo mi ha donato un grande piacere. Ho scelto di lasciare il volume cartaceo a casa dei miei e acquistarlo di nuovo  in formato ebook, per poter guadagnare ore di lettura sfruttando il tempo trascorso sui congestionati bus di Roma o le ore insonni, con la testa sotto le coperte per non accendere luci che avrebbero disturbato la mia dolce nonché paziente metà.

Le atmosfere del romanzo sono potenti:  fatte di buio e lampi di luce, di oppressioni a cui si sfugge solo nel delirio febbrile o nella luce imprevedibile dello spirito. Da questo punto di vista, tutto Delitto e Castigo sprigiona un potenziale pittorico che potrebbe essere impresso su una tela anche solo con i colori. Dostoevskij ti prende per il bavero della giacca e ti trascina in una San Pietroburgo afosa e affollata, animata da nuove dottrine sociali che rendono più gravosa l’eterna miseria. La scrittura è potente, smisurata, i personaggi sono giganti
Una pagina sublime, che non dimenticherò mai? Il faccia a faccia tra Raskòl’nikov e Sonja. L’assassino che si ritiene al di sopra della morale e tormentandosi tormenta la prostituta. Lei invece, con la sua anima purissima, ne è lo specchio rovesciato e tramite la propria luce denuda il marcio nell’anima dell’ex studente. Nella sfida che un disperato e lacerato Raskòl’nikov lancia a Sonja, lui perde miseramente. Ogni accusa di corruzione che le rivolge, cercando in lei le proprie macchie, gli si ritorce contro. Sonja non fa nulla per difendersi: ama, semplicemente, con la forza che solo le anime pure possono avere. E con tale forza, redime.

… Volevano parlare, ma non poterono. Nei loro occhi luccicavano le lacrime. Erano tutt’e due pallidi e magri, ma in quei visi smunti e scolorati già splendeva l’aurora d’un avvenire rinnovellato, di una completa risurrezione per una nuova vita.

Sapevo che il mio nome, Sonia, si è diffuso in Europa dopo la pubblicazione di Delitto e castigo. Mi fa piacere pensare di condividerlo con un personaggio che, nello squallore, ha saputo mantenere un candore interiore dalla bellezza abbacinante e assoluta.

La raccolta delle Lettere Aperte di Mazzini è un libro che mi è stato regalato da una persona saggia e gentile che con le sue parole misurate mi ha fatto sentire capita e meno sola. Mi aveva suggerito di leggerlo con calma, perché c’erano pezzi di grande giornalismo che richiedevano riflessione. Ed è vero. Ci sono almeno tre lettere che andrebbero lette a scuola, sorprendenti per la modernità e la lucidità delle riflessioni.  A volte per analizzare la realtà che ci circonda è utile osservarla da lontano. Questo regalo mi ha concesso, in un momento delicatissimo della mia vita di persona – anzi, di donna – nata in Italia, il privilegio di farlo. A modo suo, mi ha reso speranza.

La lettura in sé, come dicevo, è sorprendente anche per la scorrevolezza e la vitalità che permane tra le righe. Passano gli anni, passa la Storia dei popoli e  quella dell’uomo: lo stile si fa man mano più moderno, asciutto, elegante e ritmato.

Io non so se la Repubblica ci unirebbe – e dipenderebbe in parte dai primi uomini chiamati a dirigerla – ma so che la monarchia, tale e quale l’abbiamo oggi, ci corrompe; e so che la corruzione è principio di dissolvimento supremo.

Leggere un libro vecchio, poi, è un’emozione speciale. Il libro, con il suo odore e la sua consistenza, racconta la storia di persone che hanno nutrito il loro corpo e la loro mente dei pensieri lì stampati. Non è più un oggetto, è un messaggero. È stata una lettura che ho riservato ai viaggi sul regionale fuori dall’ora di punta e, nonostante fossi in un luogo pubblico, non riuscivo a fare a meno di seguire un rituale che mi veniva istintivo: tirare il libro fuori dalla borsa, aprirlo, inspirarne con voluttà il profumo degli anni e poi iniziare a leggere.

Nota faceta: tra i buoni propositi del 2018 c’è di imparare a insultare come un gentiluomo dell’Ottocento. Sempre raffinati ed eleganti, ma efficaci come taglierini.

Comments · 2

  1. Sonia: solo tre notazioni, affrettate ad alla rinfusa: mi ha quasi commosso l’immagine di te che leggi con la testa sotto le coperte per non disturbare la tua dolce paziente metà, a me tanto cara, poi i tuoi propositi per il 2018 consistenti nell’apprendimento dell’insulto raffinato dei gentiluomini dell’800: mi permetto, rispettosamente di dissuaderti perché io, che uomini dell’800 ne ho conosciuti e più d’uno, ti immagino ad apostrofare qualche contemporaneo con: gaglioffo, marrano, villano…sai le risate!!!…
    Infine…perché a te i vecchi libri profumano di nocciola e tabacco mentre i miei, tapino, sanno solo di polvere e muffa?
    Ti bacio le mani con la solita ammirazione, rispetto e devozione, comunicandoti, con piacere, che ho incignato la copia di “Far west” che profuma , ancora, solo di carta ed inchiostro…
    P.S. Hai notato quanti vocaboli ottocenteschi ho infilato nel mio commentino? Cerco di stare …al passo coi tuoi buoni propositi…

  2. @Giorgio! Tra duecento commenti di spam, mi appare il tuo come il sole! 🙂
    Ti dirò, la prossima volta che qualcuno sull’autobus mi spintona, gli dirò “brutta zampa di gallina prussiana!”
    E se qualcun altro cercherà di fare la punta alla sua autostima usando la mia, mediamente bassa, come temperino, gli dirò che “scimmiotta i migliori su scala pigmea”

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