… E in ritardo, aggiungerei! Perché, sì, è passata più di una settimana dal Salone del Libro di Torino 2019 e solo ora tiro le somme. Tempeste familiari e incertezze lavorative rendono impossibile la programmazione della mia vita materia quotidiana, nel senso che navigo a vista, figuriamoci se riesco a pianificare i post.
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La prima riflessione che nasce spontanea, è come questa industria si regga sulle spalle dei piccoli autori. Avrebbe senso macinare chilometri e pagare biglietti per acquistare i libri che trovi nella libreria sotto casa? Credo di no. E allora al Salone si va in cerca di quei titoli che nella grande distribuzione non trovano spazio. Sì, proprio i frutti della fatica, dello studio, delle speranze e delle frustrazioni di quei tipi che qualcuno si diverte a dipingere come psicopatici a piede libero.
La seconda è che per noi il Salone del Libro di Torino è come il Natale per i bambini. Libri ovunque. Persone con cui si interagisce quotidianamente via internet che sono finalmente a portata d’abbraccio. Mille stand da visitare, mille eventi da seguire e un’unica, inevitabile costante: la fila interminabile per il bagno. È una fucina di idee. Prima che luogo di acquisti, è vetrina e sinergia. È la domenica in paese, negli anni Novanta: “fai le vasche” tra i padiglioni come, un tempo, si facevano in centro con i jeans buoni. Che io non le abbia mai fatte, in adolescenza, rende l’esperienza del Salone anche compensativa.
E poi c’è Torino, sportiva ed elegante, italianissima ed europea, padrona di casa del salotto. Con una sola buca per strada, quella dentro cui sono riuscita a finire io, con la testa tra le nuvole e i biglietti da visita tra le mani.
Perché no, non sono andata come autrice.
Avrei voluto, ma sono stati scelti altri per stare allo stand. Non puoi impedire che le cose cambino, diceva Shmi Skywalker al piccolo Anakin (che, evidentemente, non l’ha poi così mandata giù). Sono andata come professionale. Come persona che, tra le altre cose, i testi li corregge – oltre a farseli correggere – e ne scrive su commissione, senza spendere il proprio nome.
Mi sono stancata, ho avuto sete, mi sono seduta per terra a mangiare panini, ho preso bus, inseguito amici, dimenticato la sveglia.
Lo rifarei? Lo rifarò.
Statene certi.