Una filastrocca tradizionale perugina, la storia di un amore infelice in un’epoca fastosa e lurida, l’ingiustizia e la prepotenza del potere. Perché si canta della bella in mano al boia. Matteo Bruno ci racconta la storia vera della sua concittadina Porzia Corradi, poco più di una bambina, moglie trascurata scelta per le sue ascendenze e null’altro, che all’improvviso scopre l’amore. E per un giorno di sole, quando buio si è disposti a sopportare? Amaro, reso prezioso dall’aggettivazione precisa che è cifra distintiva della scrittura di Matteo Bruno, un romanzo storico da leggere.
È il genere di libro nelle mie corde, eppure l’avrei gradito di più se non fosse giunto sul filone aperto l’anno passato con “Il silenzio delle ragazze” di Pat Barker, che racconta la guerra di Troia e, soprattutto, la sua fine, dalla prospettiva delle troiane prigioniere. Crudo e bellissimo, di cui ho parlato anche su questo blog, spicca comunque anche rispetto a un romanzo piacevole ed elegante come “Il canto di Calliope“. Il fatto che i libri arrivino per compartimenti tematici penalizza storie con una loro originalità, che però viene bruciata dalla monotonia di un mercato che, trovato un filone narrativo di moda, lo invade di testi, spegnendoli un po’ tutti. Sensazionale, comunque, la Calliope “scoglionata”. E cantami o diva, e suonami o musa, e ballami o dea… e basta! Un sano sciopero delle muse, che lasci i poeti a vedersela da sé, può essere terapeutico per i Sùperi e istruttivo per gli umani. Che l’ispirazione è scintilla divina, ma per il resto il sudore è cosa equa e giusta.
Quanto mi piace l’eleganza!
Qui è ovunque. Nel titolo – Quello che sulla terra sapete: non è bellissimo? – nella confezione, nel tema, nel fraseggio, nella scelta delle parole.
Si tratta una raccolta di racconti, cesellati con cura e precisione, legati dal filo conduttore dell’amore, che sfida la morte o la porta, che dona l’eternità tramite l’arte o che anela all’oblio. I riferimenti visivi a quadri, statue e melodie, sono intuibili ma evocati, non gridati. Davvero un libro per palati fini che vogliono coccolarsi con quel che meritano. Attenzione a quello dedicato a Fenice. In un passaggio, ambientato nel passato, vedrete immagini che abbiamo vissuto in questo nostro presente. Vi farà impressione. Ma poi lo dimenticherete sedotti dall’esotico angelo dalle carni d’alabastro.
Non sono una grande lettrice di romance, ma non perdo mai le uscite di Pitti Duchamp e di altre due o tre autrici. Pochi ma ottimi, insomma. Pitti riesce a creare un’atmosfera glamour ed elegante, che ti avvolge – e mi solleva dal mio quotidiano, che è tutto meno che affascinante – anche per il suo modo di scrivere ricco e melodioso, dannunziano dire. In questo romanzo forse c’è meno glamour e più verità, vuoi perché lo spunto arriva da un’esperienza conclusasi in maniera positiva ma non certo piacevole, eppure il romanzo oltre ad essere più spigoloso diventa più maturo. C’è meno sogno e più realismo, siamo davvero al confine con la narrativa sentimentale, i personaggi sono anagraficamente adulti e conducono vite piene di contraddizioni, ostacoli e compromessi. Incastrarle non è facile. Ma è la vita. O forse sarà che io alle spalle ho una PRK andata maluccio, perché non potevo pagarmi la Lasik, e i grandi miopi sanno di quel che parlo!
Nemesis Game è il quinto romanzo di una saga fantascientifica che sto seguendo con passione dalla sua prima uscita: The Expanse. Da questi libri è stata tratta una serie TV molto, molto, molto, molto bella. E interessante. E intrigante. E realistica. E ben fatta. Insomma, una storia di cui ho sempre detto: avrei voluto scriverla io.
La sto leggendo in inglese, perché abituata alla versione video in lingua originale, la traduzione mi suono ancora più goffa. E poi il fraseggio inglese rende… in inglese. Specie se ha un certo tipo di destinatario. Il libro è davvero bello e non delude. Sì, ho visto i fatti che narra, a video. No, non mi disturba, perché leggere Nemesis Game è come rivedere la storia a cui ho assistito, ma con leggere differenze che la rendono nuova e fresca e più ricca.
Mi piace molto la scrittura nitida e scorrevole di Angelo Basile e mi piace come approccia l’inserimento di elementi paranormali nelle narrazioni. Lo fa con umanità, senza spettacolarizzazione, calandolo in un contesto meno rutilante ma più di sostanza. Come amante della concretezza, apprezzo davvero questo stile, che peraltro in un mondo preso a scimmiottare le serie tv, diventa anche originale. E infatti è uno dei pochi autori di questo genere che leggo. Consiglio anche le sue raccolte di racconti. Non tutti sono bravi sullo scatto. Lui sì.