Costanza d’Aragona: la regina che meritava un romanzo-seconda parte

Emerich – il moro colpisce

Segue dal post del 16 luglio
Appena fisicamente abile e arruolabile, la nostra Costanza viene spedita in Ungheria, a Strigonio (Ezstergom), come sposa del re Emerich. È il 1198 e lei ha circa 14 anni ma, per quanto fosse ancora inesperta, mostra di sapersi far valere. Dal matrimonio nasce presto un bambino, un maschietto erede al trono, Ladislao. Chissà, forse proprio questo fa saltare la mosca al naso di Andràs, fratello di re Emerich, che decide di volere il trono e, va da sé, di prenderselo con le cattive. Dopo una guerra abbastanza lunga e grandemente spiacevole, Emerich sconfigge il fratello minore sul lago Balaton. Non molto tempo dopo, però, si ammala e muore. Io me lo immagino un po’ come Kahl Drogo… Costanza ha 21 anni; vedova, diventa reggente e si trova sul trono di Ungheria con il piccolo Ladislao. Andràs pensa di avere gioco facile ed effettivamente sconfigge e imprigiona entrambi. Costanza però riesce a scappare e mettersi in salvo con il figlio il quale, purtroppo, si ammala e muore a soli cinque anni. Allora a Costanza sale la tigna, cerca di nuovo di tornare in Ungheria e riprendersi il trono – probabilmente l’idea di fare la festa al cognato le passa per la mente – ma non riesce.

Gli confidò la fine di Emerich – così diverso da Federico: bruno, robusto, di scarsa tenerezza e poche parole, ma onesto e impavido – e della sua espressione quando seppe che si sarebbe dovuto scontrare con il fratello. Lei era certa che proprio la vittoria avesse segnato la sua fine: il dolore di aver incrociato le armi contro il sangue del suo sangue aveva indebolito Emerich che non era riuscito a difendersi dai miasmi, lasciando il loro piccolo Ladislao sul trono e lei reggente, giovanissima e confusa. Non poteva fidarsi di nessuno. Poi si era ammalato anche Ladislao o qualcuno l’aveva fatto ammalare? Sapeva che non bisogna affezionarsi troppo ai bambini, che sono ancora più fragili degli uomini, ma questa era una sua pecca: non ne era capace e, a quanto pareva, ancora non aveva imparato.

Dal romanzo Costanza Sicanie Regina, al momento in esclusiva su Amazon


Ripara, allora, nel monastero di Sijena, dove sua madre Sancha, vedova, è diventata priora.

Santa Maria de Sixena @ Josep Renalias

E qui inizia una terza fase della vita di Costanza d’Aragona. All’epoca, il monastero di Santa Maria di Sijena era quasi una propaggine della corte. Vi venivano ospitate – laiche, libere e con un buon tenore di vita – le donne della famiglia reale nubili, vedove o consacrande. E il monastero, in futuro, svilupperà un forte legame con la corte palermitana: ne parleremo. Intanto, la nostra Costanza vi arriva traumatizzata. Almeno, io sono pronta a scommetterci. Il disperato tentativo di recuperare il trono d’Ungheria mi sembra una plausibile e fiera reazione al dolore per la morte del figlio. La nostra non sarà mai particolarmente fertile, ma molto mamma-tigre. E ad Andràs non perdonerà mai la crudeltà: sul trono di Sicilia, ancora palesava al Papa le sue rimostranze contro il precedente cognato.
A Sijena, Costanza resta cinque anni. Entra ventenne ed esce quando probabilmente ormai non ci credeva più. Era stata già regina, sposa e madre e tutto era andato a rotoli. Eppure, qualcosa accade…

Lei se lo immaginava, il Papa, immerso tra fumi di incenso e ceri come un pesce nell’acqua, intento a soppesare le due figlie di Alfonso II d’Aragona. La più giovane, Sancha, si chiamava come la madre ed era parimenti bella e spigliata nonché vergine. Tuttavia non avrebbe mai difeso un regno in prima persona, con le unghie e con i denti. 

Tratto dal romanzo storico Costanza Sicanie Regina, al momento in esclusiva su Amazon

Costanza lascia il monastero che la ospitava per diventare la sposa del giovanissimo re di Sicilia. Al posto della sorella minore, alla quale  – scommettiamo – un po’ avrà rosicato. Ma questo ve lo racconterò più in là… Tornando alla nostra, Costanza d’Aragona risale fino in Provenza, dove si riunisce al fratello minore Alfonso e al piatto forte della sua dote: 400 cavalieri con due cavalli ciascuno. Perché di tranquillo in Sicilia c’è giusto il mare…

Continua nel prossimo post!