
Segue dal post precedente
Quando Costanza d’Aragona arriva a Palermo, il futuro marito non c’è. Si trova nell’est dell’isola, ad affrontare alcune rivolte. Nonostante il biglietto da visita che è tutto un programma, la nostra non si fa intimidire. In questa storia non c’è spazio per don Abbondio e don Rodrigo. Il matrimonio si fa e, stranamente, funziona anche. La vita è bizzarra e gli esseri umani sono uno spettacolo. Nonostante le differenze, Federico e Costanza sono entrambi dei sopravvissuti, cresciuti presto come si faceva in quel mondo, abituati a cavarsela da sé e, diciamocelo, governare piace a entrambi. Ce n’è abbastanza per colmare i rispettivi vuoti e rafforzare le rispettive armi. Così, la coppia improbabile diventa invincibile. Si inizia sedando le rivolte nel messinese, nonostante un’epidemia di colera decimi i cavalieri d’Aragona e si porti via persino il fratello di Costanza. Si prosegue, prima rimettendo al suo posto il cancelliere invadente e poi resistendo alla minaccia di Ottone di Brunswick, che scende da nord per riunire lui i due tronconi di regno separati dal Patrimonium Petri. Si va oltre, mettendo al mondo un erede maschio alla faccia di detto Ottone. Si raggiunge un punto di svolta quando Federico parte per la Germania, per riprendersi quello è che suo. E qui, ci vorrebbe un meme di moda – ci riprendiamo quello che è nostro – ma la voglia di realizzarlo latita…
Vale la pena aprire una piccola parentesi sulla situazione europea, che spiega le mosse di Ottone. Il sud Italia e la Germania avevano seriamente “rischiato” di essere uniti sotto gli Hohenstaufen nel momento in cui Enrico VI e Costanza d’Altavilla – i genitori di Federico II, per intendersi – si sposano. Una situazione del genere avrebbe stretto il regno del Papa in una morsa e Innocenzo III, che era un fine statista, voleva scongiurarne il rischio. Quella sorte abbastanza frequente in epoche senza antibiotici, dà al Papa l’occasione buona per risolvere la questione: Costanza d’Altavilla, madre di Federico II, per proteggere il figlio di soli quattro anni e prossimo a rimanere orfano, ne rende tutore proprio il Papa e promette di mantenere divise le corone di Sicilia e Germania.
Innocenzo III ha seguito a distanza, per anni, la formazione del piccolo Federico. Dice:
Quando questo fanciullo sarà giunto all’età del giudizio e apprenderà che fu la Chiesa a derubarlo della dignità imperiale, la combatterà in tutti i modi, rifiutando alla Chiesa l’obbedienza dovuta.
Man mano che il bimbo cresce, il Papa capisce non sarà il sovrano imbelle che avrebbe voluto. Così Innocenzo, che abbiamo definito un fine satisfa ma certo non un profeta, favorisce Ottone di Brunswick sul trono imperiale, in Germania, pur di non farci sedere un Hohenstaufen. Purtroppo per lui, Ottone farà esattamente quel che il Papa temeva da Federico. E pure peggio, con maggiore aggressività: cercherà di prendersi il regno di Sicilia e tutti i territori della Chiesa possibili. A quel punto, il piccolo re dai capelli di rame diventa una specie di salvatore e vale la pena rischiare che le corone le riunisca lui… Federico non aspetta altro e parte per il nord.

Così, Costanza si ritrova al suo anno zero. È reggente della corona di Sicilia, si occupa con amore e fierezza del regno e del figlio Enrico, piccolissimo – lui davvero – re. Costanza d’Aragona emette diplomi e pappe, riceve ambasciatori e tutori. Tutto questo per quattro anni, fin quando anche lei non viene chiamata in Germania…
Segue nel prossimo post, l’ultimo di questa serie.