Sarà capitato anche a voi?

Scrivere un romanzo vuol dire esporsi. Rivoltarsi come un calzino, anche se il libro non parla di noi. Vuol dire mettere a nudo un frutto del proprio intimo e donarlo al potenziale lettore. Chi scrive cala le carte e spesso, come in una partita a poker, le cala anche chi gli sta intorno. 
Sarà capitato anche a voi che l’amica a cui confidavate tutto, l’amica per cui vi siete fatti in quattro e che si è fatta in quattro per voi, a un certo punto smetta di parlarvi, senza motivo?
O quella che cerca in continuazione il confronto con la tua situazione?
O quella che se-collabori-con-tizio-ti-farò-la-guerra-per-sempre?
O il selezionatore che, scoprendo che scrivi, ti obietta che “hai una passione” mentre il tuo “solo interesse” deve essere il lavoro?
Ecco, a me queste situazioni sono capitate tutte. E anche altre che non posso riportare, sennò immagino le telefonate minatorie che mi troverei a ricevere, motivate solo da una coda di paglia sporca come la coscienza di certuni.
Certo, ho avuto anche bellissime sorprese. Ci sono persone che consideravo conoscenti e si sono rivelate amiche, amici che pensavo più lontani che invece si sono avvicinati.
Se tornassi indietro, sapendo il numero delle delusioni che avrei dovuto affrontare, pubblicherei di nuovo? Sinceramente la risposta, nel mio caso, è no. Nella mia scala di valori le persone care vengono prima di tutto. Non mi importa di apparire, pubblicare è opzionale per me. Certo, una volta fatto non si torna indietro, ma non è obbligatorio. Si può creare tranquillamente e tenere le proprie cose nel cassetto.

Lascia un commento