Il colore dell’anima – racconto brevissimo ma intenso su StreetLib

Ricordate il racconto che arrivò finalista alla XX edizione del premio Gozzano? Ebbene, “Il colore dell’anima” al momento è disponibile gratis a questo link in versione rivista e ampliata. Innamoratevi anche della copertina realizzata da Arianna Consonni (la sua pagina è AriArt – PheygArt), una disegnatrice di grande professionalità ed eleganza, e fateci l’abitudine, perché questo breve testo è il primo passo di un progetto non solo narrativo di cui voglio trattenere i diritti. Ho definito “Il colore dell’anima” come racconto brevissimo ma intenso e ne ho voluto fare dono ai miei lettori, perché è tanto piccolo quanto – per me – prezioso. 💙
Perché ho persino la foto del momento esatto in cui è nato questo testo, come una scintilla. È stato un istante incantato, il primo passo di una risalita.
Perché mi ha portato tantissimi frutti, che piano piano spero di farvi leggere. E a soli due giorni dalla pubblicazione, mi ha già dato più di qualche soddisfazione.
Perché mi ha spinta a rompere abitudini: non amo parlare di sentimenti e ancor meno farlo in prima persona, figuriamoci se femminile… e invece, eccoci qui.
Infine, perché avreste tutti scommesso che, nell’agosto 2018, mi sarei inebriata di storie da raccontare in quel di Canne della Battaglia. L’avrei scommesso anche io. Invece è successo affacciandomi a una finestra qualche chilometro prima, in un posto dall’armonia medicamentosa e dalla bellezza rasserenante
D’altronde, io sono rumorosa ma ascolto molto. 
E quel che mi hanno insegnato la protagonista del racconto e il sussurro delle pietre del castello, è che a volte vale la pena di lasciarsi stupire.
Nessun verbo, al solito, è buttato a caso.


Got è morto, viva Got

Emozioni e pensieri sparsi sulla fine di una serie televisiva che ha segnato comunque la storia della serialità. Perché, diciamocelo, negli ultimi anni il cinema si è buttato sui remake, al punto da arrivare a rigirare film “vecchi” di pochi anni, non sempre con risultati apprezzabili. La televisione, con la creazione dei canali dedicati, è diventata invece un luogo di esperimento. Così abbiamo serie con episodi lunghi, legati da una forte trama orizzontale, quasi un film a puntate. E serie ibride: una gragnuolata di episodi, caratterizzati però da budget e ambizione di altissimo livello. Questo è stato il caso Game of Thrones.

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Alla ricerca del tempo… rubato dai social

Negli anni Novanta, ogni estate, partecipavo a quello che noi scout chiamavamo “campo estivo”: dieci o quindici giorni in tenda, in mezzo ai boschi dell’Appennino centrale, immersi nelle nostre grandi avventure. Ricordo quei momenti come i più belli della mia vita e, se tornassi indietro, li rivivrei senza cambiarne una virgola. Sembravano non finire mai. Ma era per via della mia età o per altro? Ricordo perfettamente che ci era consentito chiamare a casa con il telefono a gettoni una volta sola, a metà campo. Nessuno ne ha mai risentito, anzi! Qualche giorno fa ero da mio fratello, a Madrid. Whatsapp trillava continuamente, sia per motivi di lavoro che per semplici chiacchierate tra amici e colleghi, ma non mancavano nemmeno i messaggi di buon-qualcosa sui social, le email e via dicendo. Mi faceva piacere, chiaramente, ricevere un pensiero dagli amici distanti. Ma la mia mente era in troppi posti: lì a Madrid, con mio fratello e mia madre, e in varie parti d’Italia, un po’ impegnata a organizzare il lavoro, un po’ a chiedere di pazientare  a chi desiderava vedermi, un po’ a spiegare come stavo, come andava, dov’ero e via dicendo. La mia “presenza” si divideva e così il mio tempo e la sua intensità. Mentre all’epoca dei campi scout, io ero solo… dov’ero. In quel punto, con quelle persone, in quelle attività. Traiamo le nostre conclusioni…